domenica

Federica dice che funziona

Federica dice che quando il suo mondo è in gradazioni di grigio pensa a chi sta male, a chi è malato, a chi ha più diritto di soffrire.
Federica dice che funziona.

lunedì

Sono una taglia 46

C’è una fase della vita in cui per i tuoi genitori sei troppo piccolo per una storia a lungo termine.
Non è neanche passato un anno che stai con la stessa morosa e per loro sei uno che si sta facendo incastrare, che ha deciso di chiudersi in una cella e gettare le chiavi dalla finestra.

Poi c’è una fase della vita in cui per i tuoi genitori sei troppo grande per continuare con un certo stile di vita.
Rientri all’alba tutti i weekend, ceni solo ad aperitivi, stai al telefono sempre con una diversa.
Ti dicono che non si può bighellonare tutta la vita, bisogna pensare ad una famiglia prima o poi. Responsabilità, giudizio, maturità. Come se non li avessi.

Ecco, io al momento sono proprio su quella sottile linea che divide il troppo piccolo dal troppo grande.
I miei non si esprimono. Dietro le loro domande timidamente indiscrete, c’è profonda indecisione.
Me ne sto comodo in quel varco temporale in cui non sono “troppo” per niente.
Tutto mi sta a misura. Sono una taglia 46. Compro un pantalone, lo porto a casa, strappo l’etichetta e mi veste a pennello sia di vita che di caviglia.

Come è bella la tua valigia rossa

Avevo due ragazzi affianco. Un ragazzo e una ragazza.
E' passata la hostess per il servizio bar e hanno ordinato una bottiglia di spumante e un pacco di patatine.
Le bottiglie di spumante che servono in aereo sono come i bonzai. Uguali in tutto alle bottiglie grandi, ma con una capacità di una lattina di cocacola.
Lo hanno sorseggiato in due calici di plastica e hanno mangiato le patatine.
Ridevano.
Chissà poi perchè. Chissa poi perchè comprare uno spumante al servizio bar di un volo aereo.

Il signore davanti ha reclinato il suo sedile. L'ho odiato. Sommessamente, l'ho odiato.

Nella fila dietro la mia, c'era la ragazza mora dagli occhi verdi.
Era vicino a me mentre eravamo in fila al check-in. Ho pregato il destino che le assegnasse il posto accanto al mio. Il destino ci è andato vicino, ma non abbastanza.
Al ritiro bagaglio le sono andato accanto.
15 interminabili minuti passati in silenzio facendo finta di guardare il nastro trasportatore.
Avrei voluto dirle tutto.
Sarebbe bastato anche "come è bella la tua valigia rossa".

Sono rientrato a casa oggi.
Ho passato qualche giorno in famiglia.

martedì

Immagini già viste, immagini tristi

2011. Primi giorni di un nuovo anno ancora lungo da venire.
Immagini già viste, immagini tristi.
Un feretro trasportato a spalla, giù da un C130 grigio dell'Aeronautica, una bandiera tricolore ad avvolgerlo, il silenzio dell'aeroporto di Ciampino e il silenzio più struggente suonato dalla fanfara.
Gli onori.
E dopo inevitabilmente le riflessioni, pur non essendo, questo, il momento.

"Questi popoli di terre sventurate, dove spadroneggia la corruzione, dove a comandare non sono solo i governanti ma anche ancora i capi clan, questi popoli hanno saputo conservare le loro radici dopo che i migliori eserciti, le più grosse armate hanno marciato sulle loro case: invano.
L'essenza del popolo afghano è viva, le loro tradizioni si ripetono immutate, possiamo ritenerle sbagliate, arcaiche, ma da migliaia di anni sono rimaste immutate.
Gente che nasce, vive e muore per amore delle proprie radici, della propria terra e di essa si nutre.
Allora riesci a capire che questo strano popolo dalle usanze a volte anche stravaganti ha qualcosa da insegnare anche a noi."
Caporal maggiore Miotto, 24 anni.

Già, cosa insegna questo popolo?

sabato

Già saldo sui due uni!

Non sono uno di quelli che vedono nel primo giorno dell'anno, una immensa lampada dei desideri.
E neanche uno di quelli che temono funesti eventi provenire dall'ignoto dei 365 giorni ancora da venire.

Mi sono svegliato alle nove stamani.
Abbastanza tardi per sentirsi completamente rigenerato, abbastanza presto per non perdersi la giornata.

Non ho messo la sveglia.
Ho solo aperto un occhio e anzichè richiuderlo, come farei normalmente in un giorno di festa, ho aperto anche l'altro e d'impeto, senza pensarci due volte, mi sono alzato dal letto.

Trascinandomi sulle pantofole, ho fatto uno sbadiglio lungo quanto il corridoio che porta in cucina.
Tre minuti, il tempo per apprezzare nel profumo del caffè e del latte caldo, il buongiorno che una casa silente sa offrire.

Stringo la tazza e mi scaldo.
Stringo la tazza e mi allontano dal piano cottura. Cospargo l'ambiente della fragranza del mattino. Come fosse incenso.

Mi avvicino alla finestra. Un'occhiata al mondo: dorme.
Accendo la tv. Un documentario naturalistico, li adoro.

Una doccia, per il battesimo del nuovo anno.
Sento i muscoli del collo sciogliersi al getto caldo dell'acqua.
E poi i muscoli delle spalle, e poi la schiena e giù fino ai polpacci.
Le idee e i buoni propositi che si sprigionano, danzano tutto intorno come i vapori che inspiro.

La pelle fuma ancora mentre in accappatoio, davanti lo stereo, scelgo un cd di musica sinfonica.

Faccio pulizia di tutte le tracce della colazione rimaste sul tavolo e guardandomi attorno mi sento pronto a plasmare l'anno arrivato a modo mio.
Sono pronto a prendere per le corna il duemilaundici, praticamente sono già saldo sui due "uni"!